Uno studio condotto dall’Università della California San Francisco (UCSF) su oltre 400 pazienti ha rivelato che dormire male potrebbe aumentare il rischio di fibrillazione atriale, un disturbo del ritmo cardiaco associato a palpitazioni, fiato corto e vertigini. Secondo la ricerca, una notte di riposo di bassa qualità potrebbe incrementare del 15% il rischio di episodi di aritmia cardiaca e, di conseguenza, di ictus cerebrale.
I ricercatori hanno analizzato 15.755 giorni di dati provenienti da pazienti dotati di elettrocardiogrammi mobili, evidenziando una chiara relazione dose-risposta tra la qualità del sonno e il rischio di fibrillazione atriale. Il professor Roberto Pedretti, direttore del Dipartimento Cardiovascolare all’IRCSS MultiMedica di Sesto San Giovanni, ha sottolineato l’importanza di considerare la qualità del sonno come un fattore modificabile rilevante per il rischio a breve termine di fibrillazione atriale.
L’associazione tra disturbi respiratori del sonno e fibrillazione atriale è stata già identificata in precedenti ricerche, ma questo studio fornisce prove convincenti sul legame tra interruzioni acute del riposo notturno e un aumentato rischio di aritmie atriali. I ricercatori suggeriscono che migliorare la qualità generale del sonno potrebbe essere un approccio utile per prevenire e trattare la fibrillazione atriale.
Il cardiologo Gregory M. Marcus ha sottolineato comportamenti che possono migliorare la qualità del sonno, come mantenere un orario fisso per andare a letto, evitare alcol e caffeina prima di coricarsi, praticare regolare attività fisica, e interrompere l’uso di dispositivi elettronici prima di dormire.
